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Lo scoiattolo bianco  Non ero certa di scrivere il contributo di ottobre oggi, ma oggi è San Francesco, ed è un altro santo che mi è molto caro. Ripensavo, mentre lavavo le tazze della colazione, a molte mie paure: la paura di guidare veloce in autostrada, la paura delle malattie, o che qualcosa di brutto possa accadere a me o ai miei cari… E pensavo a San Francesco: come sarebbe bello vivere la vita come la viveva lui, guardarla come la guardava lui, per cui nessuna cosa è più nemica, tutto ciò che c’è, tutto ciò che accade ti è compagno, perché Chi ti dona ogni cosa ti è compagno. È così chiaro nel Cantico delle creature , e me lo ha mostrato con la sua vita anche la mia giovane amica venezuelana Ines (nome di fantasia; con lei e con altri amici del Venezuela ci colleghiamo ogni tot per studiare e parlare un po’ l’italiano): persino la tachicardia non ti spaventa più, e tutto, gioie e dolori, collabora al tuo bene.  Ma lo spunto per questo nuovo post mi è arrivato da due ami...
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  Si ricomincia! C’è quella solita malinconia perché l’estate è finita, ma insieme si capisce che è arrivato il momento, che bisogna salpare, prendere il largo, partire per una nuova avventura. C’è l’aspettativa, la curiosità per qualcosa che ancora non conosciamo, o magari pensiamo di conoscere, ma in fondo speriamo possa stupirci di nuovo.  Per la verità io ho ricominciato già il 2 settembre, dopo questo mio anno non volutamente sabbatico, ma così gradito, perché mi ha fatto riscoprire tante passioni un po’ trascurate. Ho ripreso a insegnare, sì!, sempre italiano, ma questa volta a studenti stranieri, e universitari – anche se l’età non è poi così diversa da quella dei miei studenti delle superiori –. Sono in un College a Providence, gestito dai “Friars”, frati domenicani: li si vede dappertutto nell’ateneo-cittadella con le loro vesti bianchissime. È il posto che ho sempre sognato come sede scolastica per i miei alunni (mi ricorda il Gimnasio Volta di Bogotá, anch’esso così...
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  Un giorno, qualche settimana fa, eravamo a casa dei genitori di Robert e c’erano anche le nostre nipotine Emily e Maddie [i nomi sono di fantasia]. Loro giocano sempre insieme, sono cugine ma è come se fossero sorelle. Giocano anche da sole, senza alcun problema. A un certo punto mi vengono a chiamare: “Zia, vieni a vedere il nostro spettacolo?”. La scena si ripete parecchie volte (nel frattempo ceniamo, poi più volte irrompe il fratellino di Emily, creando scompiglio - e bisogna ricominciare da capo…). Mentre le osservo ripetere per la quarta o quinta volta la frase di presentazione, ogni volta diversa, penso: “E se io non fossi qui davanti a loro? Per loro non sarebbe la stessa cosa. Vogliono che qualcuno le guardi”. E penso che anche per me è lo stesso: mentre faccio qualcosa, è così diverso per me sentirmi sotto lo sguardo di qualcuno. Non un qualcuno qualsiasi, in effetti, ma qualcuno che è interessato a me. Così è anche per l’ospitalità, credo. Ne ho fatto esperienza con la...
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  Cronache da una vacanza singolare  27 giugno  Siamo circa un centinaio, tra adulti, giovani e bambini: dopo tre ore di cammino siamo arrivati a uno slargo da cui si vedono distese di boschi e cime verdi e azzurre che sfilano verso l’orizzonte. Le montagne del New Hampshire mi sembrano diverse da quelle a me familiari, in Val d’Aosta o in Trentino. Ma la familiarità viene da qualcosa d’altro, che pare comunque sempre nuovo: mangiare il pranzo al sacco e cantare canti tradizionali (qui, americani) insieme a persone conosciute da pochi mesi, o oggi stesso, o ancora sconosciute; bambini di tutte le età (anche piccolissimi) che arrivano in cima come per miracolo, e una strana aria di festa. “Se qualcuno si perdesse e ci vedesse qui, si chiederebbe: ma chi sono questi?!” mi dice Robert. Sorrido: le tensioni di questa mattina – la partenza di corsa per arrivare in tempo all’inizio della gita; le preoccupazioni familiari, per il tempo, perché le previsioni davano tre giorni di ...
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Forse vi sarà già capitato di vedere questa foto su internet, o in un servizio televisivo… Ma se ancora non l’avete vista, non ci crederete: è il Papa da giovane! Ho deciso di dedicare questa nuova puntata di maggio proprio a lui. “Prof., ma questo blog sta diventando un po’ troppo religioso!”. “Può darsi!...”. Può darsi, ma quello che è successo l’8 maggio è stato per me qualcosa di speciale, e vorrei fissarlo, raccontandolo qui.  La prima a scrivermi è stata una mia amica: “Fumata bianca!!!!”. In Italia erano le 18:11, qui siamo sei ore indietro, per cui stavo preparando il pranzo da portare in negozio per mangiare con Robert. Dopo un minuto ha scritto anche lui sulla chat della mia famiglia: “Habemus Papam!”. Ricordavo che anche quando è stato eletto Papa Francesco non avevamo la tv, e avevo seguito con le amiche di casa la diretta online (qualche secondo in ritardo, per cui, come con le partite, sentivamo le reazioni reali in anticipo). Ho subito cercato la diretta di Vatican N...
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Pubblico il messaggio di Pasqua inviato via mail - con anche le traduzioni in spagnolo e inglese : Carissimi,   Lui vuole stare con noi là dove siamo: l’ho pensato Venerdì Santo mentre partecipavamo alla Via Crucis a Boston, per le vie della città, tra i grattacieli e i negozi e tante persone che lavoravano o passeggiavano – alcuni si fermavano a guardare, un giovane uomo che ha interrotto per qualche momento la pulizia della strada, una signora anziana che si è messa a fotografare la processione sorridendo, una ragazzina – ha notato Robert – che ha chiesto al papà di fare silenzio mentre passavano vicino al coro che stava cantando, e anche tanti indifferenti… Lui vuole stare con noi proprio dove siamo, lo dico anche pensando alla mia vita, e alla vostra e a quella di ogni persona che abbiamo incontrato e che incontreremo.  Mi colpisce il bimbo che abbraccia la croce… abbraccia Lui: https://youtu.be/ZBtBV2z7rSA  Buona Pasqua, con affetto!  Miriam  Queridísimos, ...
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In Italia credo sia arrivata già da qualche settimana, ma qui la primavera si fa ancora aspettare. Ieri la speranza si è risvegliata, con un bel sole e quel tepore che sa di rinascita: ma poi il cielo si è fatto di nuovo tutto grigio, ha iniziato a piovere ed è tornato il freddo. Come attendo la primavera! Forse perché amo il caldo e vedere come la natura riprenda vita, suoni, colori, movimento. Accade qualcosa di nuovo (ogni anno… eppure è sempre nuovo).  Come attendo la primavera, così temo la Quaresima: “Ecco, adesso per un po’ bisogna stringere la cinghia, e poi cosa faccio quest’anno?”. Robert invece mi ha detto che aspettava questo tempo, che ci è dato per essere più vicini a Gesù. Da lui e poi più volte ancora mi è arrivato questo richiamo: che anche il togliere qualcosa non è fine a se stesso, ma è per lasciare spazio al rapporto con Gesù. Accade qualcosa di nuovo, ogni giorno.  È facile riempire tutti gli spazi di tempo di una giornata. Si fanno tante attività, poi ci...