Cronache da una vacanza singolare 

27 giugno 
Siamo circa un centinaio, tra adulti, giovani e bambini: dopo tre ore di cammino siamo arrivati a uno slargo da cui si vedono distese di boschi e cime verdi e azzurre che sfilano verso l’orizzonte. Le montagne del New Hampshire mi sembrano diverse da quelle a me familiari, in Val d’Aosta o in Trentino. Ma la familiarità viene da qualcosa d’altro, che pare comunque sempre nuovo: mangiare il pranzo al sacco e cantare canti tradizionali (qui, americani) insieme a persone conosciute da pochi mesi, o oggi stesso, o ancora sconosciute; bambini di tutte le età (anche piccolissimi) che arrivano in cima come per miracolo, e una strana aria di festa. “Se qualcuno si perdesse e ci vedesse qui, si chiederebbe: ma chi sono questi?!” mi dice Robert. Sorrido: le tensioni di questa mattina – la partenza di corsa per arrivare in tempo all’inizio della gita; le preoccupazioni familiari, per il tempo, perché le previsioni davano tre giorni di pioggia, e per cento altri pensieri – sono come sciolte nell’abbraccio di questa compagnia. Lo stavamo aspettando, magari senza nemmeno esserne consapevoli. 

28 giugno 
È il giorno dei giochi all’aperto: stanotte ha piovuto parecchio, ma ora rimane solo una pioggerella finissima, e poi sparirà anche quella. Siamo davvero benedetti – eppure, devo ammetterlo, non sono una grande fan dei giochi: mi risultano sempre un po’ scomodi, e mi ritrovo dentro una certa resistenza, anche perché dal punto di vista dei risultati sono “un terno al lotto”… Don Paolo introduce il gesto: i giochi hanno uno scopo pedagogico, ci fanno accorgere che siamo insieme, che il valore è nel viverli insieme. “Ma sì, vediamo!”. Il tema è un nuovo episodio di Star Wars: a Molokai gli uomini sono stati colpiti da una misteriosa infermità che ne sfigura il volto, finché un eroe di nome Damien arriverà per aiutarli (già, il titolo della vacanza è “Alla ricerca del volto umano”… Ma chi è questo Damien?). Quale squadra riuscirà a portare a termine la missione di Damien? 
Sul campo sono una frana, fallisco in quasi tutte le prove, ma mi trovo a esultare per i successi dei miei compagni di squadra. Ripenso alle parole di don Paolo: quanto mi serve ricordare che siamo insieme, e che il valore della mia vita non sta nel successo che posso raggiungere. Me lo richiamano anche le amiche che propongono di preparare un balletto con le musiche delle Spice Girls per la festa finale, di fronte alla mia ansia da prestazione: “Ci divertiamo!” – e mi diverto davvero. “Sara ride davanti a Dio, immaginiamoci cosa sarebbe potuto succedere!... Ma Lui è fedele, e dopo un anno ritorna come aveva promesso” ci ha detto don Luca durante la predica. Lasciarsi andare a questo abbraccio regala una pienezza inimmaginabile. 

29 giugno 
Durante l’assemblea finale la parola che domina è “Grazie”: che cosa è accaduto in questi giorni, tanto da renderci così pieni di gratitudine, nelle situazioni e con i temperamenti più diversi? Guardo tutto attraverso gli occhi di Robert, che partecipa per la prima volta: “Mi stupisce che sia tutto così organizzato (persino con tanti italiani!...), e che ciascuno contribuisca con quello che è” – “Sono stato contento quando mi hanno chiesto di leggere, perché anch’io volevo dare qualcosa” mi aveva detto il giorno prima. Ci sono stati i giochi e la gita; la presentazione guidata da Francesca de “L’Annuncio a Maria” di Claudel, che abbiamo seguito a distanza senza sentire bene, ma la cui intensità di dialogo ci è arrivata dai racconti degli amici; la lezione-concerto di Miriam con la Sonata n. 26 di Beethoven “Les Adieux”, che già conoscevo ma che ho riscoperto nel suo significato, come un regalo per un addio che si è poi rivelato un arrivederci; la gara di costruzione di ponti con John, che ha messo alla prova ingegneri di tutte le età; e poi la band di teenagers e bambini, i “Famine”, che ha conquistato tutti l’ultima sera; la canzone hawaiana in onore di Father Damien preparata dai piccolissimi con Christianne e le altre che li hanno seguiti in modo particolare in questi giorni (e finalmente ho capito chi è Damien); e ancora i pranzi al sacco preparati da Sabrina con una squadra di amici, e le cene insieme tra amici vecchi e nuovi… “Perché siamo qui?” ci ha chiesto John la prima sera. Attraverso questi giorni, queste persone, questi gesti, l’abbraccio che attendevamo ci ha raggiunto di nuovo con un’evidenza particolare. E ora che siamo alla fine della vacanza ancora John, e poi don LuisMi, ci ricordano che è solo un inizio, e che possiamo portare questo abbraccio ovunque andremo.

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